sabato 27 agosto 2022

E PURTARIIXE di Enrica Carlo

 


Suta e revoute da nostra Scarpéta

i andaixevan tra risse e maui,

sensa u cunfortu d’in bandiréta

ciancianinetu. In ciassa di Durui

 

i se segnava e purtariixe, sci.

Surve da testa ele i caregava

ina mina de farina, o in gardavì,

a grüpi de due, catru. I pensava

 

au ben da famija. Ste done asbije

sti agni, i l’eiran u vantu, l’unù

da sità. I e vuixevan pe’ e vie

 

da tegnì bèn, e i gevi incaussà,

ascì pe ste Franse. Ele i partiva

cuu u grupu inta gura ma sensa sbuffà.

 

 

 

Enrica Carlo – Dialetto di Sanremo

Premio dell’Associazione culturale “A Cria” di Vallebona al XVII Concorso letterario di Poesia Dialettale “Giannino Orengo” di Dolceacqua – Ed. 2022, con la seguente motivazione:

La poesia descrive con grazia e rispetto l’antico lavoro delle donne portatrici di Sanremo. In sincronia, a due, a quattro, eseguivano trasporti voluminosi e pesanti posando il carico sulla testa, protetta da uno strofinaccio avvoltolato. La loro capacità e forza di volontà creavano richieste per eseguire lavori di ogni tipo, sia in loco sia in terra straniera di Francia, soprattutto per operare nelle vigne: con un nodo alla gola partivano, per il bene della famiglia. Meritato ritratto di una condizione che fu necessità a suo tempo e che divenne virtù.


cultura dolceacqua

 

 

LE PORTATRICI

 

Sotto gli archi della vecchia Sanremo

andavano tra ciottoli e mattoni

senza il conforto di un ventaglio

pian pianino. In “Piazza del Dolori”

 

si facevano il segno della croce, sì.

Sopra la testa reggevano

un quintale di farina o un armadio a specchio,

ê gruppi di due, quattro. Pensavano

 

al bene della famiglia. Queste donne in gamba

tanti anni fa, erano il vanto, l’onore

della città. Erano richieste

 

per coltivare la vite, rincalzare le zolle,

persino dai francesi. Elle partivano

col groppo in gola ma senza sbuffare.


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