mercoledì 24 febbraio 2021

A MACHINA di Roberto Rovelli


Fiat Topolino

Dapöi d’essime fau u bagnu,               

damentre che çercava u sciügaman,

me son vistu, cu’a cùa de l’ögliu,        

bèlu patanüu e respegliàu int’u spégliu. 

Pe’ dabòn nu’ saciu mancu perché, 

ma sübitu i me son vegnüe in mente            

chele vecie machine de ‘sti ani,           

magara in’antiga Lancia ‘Ardea

o dunca fina ina pecina ‘Topolino’.        

Tütasséme son scciupàu a rie                      

e, secrulandu a süca, me son ditu:              

“Urmai ti nu’ sei autru che in ciaràfu!”

Defati a mei carruserìa a l’è magurà,           

scciairìa e inscì méża rüginusa,            

i cuvertui d’ê röe i son früsti,                      

u muture u s’açénde a sténtu                      

e u nu’ gh’à ciü gairi putensa                      

e, int’a muntà, de bèle vote

ghe devu méte fina a prima.                       

U fren u funçiuna candu u vö,                     

a friçiùn a slita, e marce i grata           

e u radiatù u pèrde pégiu d’in cuřin.             

A frecia de ràiru urmai a s’aissa,          

tantu a lampadina a l’è brüxà                      

e u tübu de scapaméntu u rébumba             

cu’in burdélu de marmìta sgarbà.         

Nu’ saciu ciü s’andà dau méigu            

o püra da in mecànicu fiàu,         

ma pöi, pensandughe bèn, â fin d’i conti       

urmai u sereva noma tempu sgairàu.

 

 

 

Roberto Rovelli – Dialetto de La Mortola

 

 

L’AUTOMOBILE

 

Dopo essermi fatto il bagno

mentre che cercavo l’asciugamano,

mi sono visto, con la coda dell’occhio,

bello nudo e riflesso nello specchio.

Veramente non so nemmeno perché,

ma subito mi sono venute in mente

quelle vecchie automobili di una volta,

magari un’antica Lancia ‘Ardea’

oppure persino una piccola ‘Topolino’.

Improvvisamente sono scoppiato a ridere

e, scrollando la zucca, mi sono detto:

“Ormai non sei altro che un rottame!”

Infatti la mia carrozzeria è ammaccata,

sbiadita e anche mezza arrugginita,

i copertoni delle ruote sono consumati,

il  motore s’accende a stento

e non ha più molta potenza

e, nella salita, spesso

ci devo mettere persino la prima.

Il freno funziona quando vuole,

la frizione slitta, le marce grattano

e il radiatore perde peggio di un colino.

La freccia (1) di rado oramai si alza,

tanto la lampadina è bruciata

e il tubo di scappamento rintrona

con un rumore di marmitta bucata.

Non so più se andare dal dottore

oppure da un meccanico di fiducia,

ma poi, pensandoci bene, alla fine dei conti

ormai sarebbe soltanto tempo sprecato.


(1) Alcuni modelli di vecchie automobili ad ambo i lati avevano un’appendice (freccia), illuminata da una piccola lampadina, che si alzava per indicare il cambio di direzione o svolta (mettere la freccia).          

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