mercoledì 13 aprile 2022

TRE BARCHÉTE di Roberto Rovelli



Lagiü inte l’Arma, a dui passi da cà,           

a riàna d’i Perügin a rugliava pautrùna;      

candu mi eira in figliö, tanti ani fa,             

u l’eira u mei postu preferìu pe’ giögà.       

Dapöi d’avé scciövüu,                                  

int’in tòcu de cianélu,                                  

de bèle vote u se ghe furmava                     

paréglie lone ciütostu funde,                       

propiu cose u ghe vurreva                           

pe’ purré navegà e mei barchéte.                 

Cun tòchi de rüsca de pin,                           

strunchi e föglie de figu pe’ veřa,                

â bèla megliu ava fau tre barchéte:              

a Pinta, a Niña e a Santa Maria.                   

 

 


Roberto Rovelli – Dialetto di La Mortola di Ventimiglia

 

 

TRE BARCHETTE

 

Laggiù nell’Arma, a due passi da casa,

il ruscello dei Perügin scorreva pigro;

quando ero un ragazzino, tanti anni fa,

era il mio posto preferito per giocare.

Dopo aver piovuto,

in un pezzo pianeggiante,

spesso ci si formavano

parecchie pozzanghere piuttosto profonde,

proprio cosa ci voleva

per poter navigare le mie barchette.

Con pezzi di corteccia di pino,

ramoscelli secchi e foglie di fico per vela,

alla bell’e meglio avevo fatto tre barchette:

la Pinta, la Niña e la Santa Maria.


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