lunedì 6 settembre 2021

ÉIRIMU GENTE D'IN PECIN PAÌSE... di Andrea Capano


 

Éirimu gente d'in pecin paìse:

i n’àn caciau inta marina grande

di curui, dê lenghe e di Scignui.

Samu nüà? Nu samu? Ç’abugliamu?

Ciacün de nui u çerca u sou bilun

e u nu se mola, pe’ nu andà sutaiga.

E i morti i se sun stremai int’in cantu

in po’ da parte intu sou Paradisu:

i vön numà parlà de tantu in tantu

li tra de eli ancù in ventemigliusu.

 

 

 

Andrea Capano - Dialetto di Ventimiglia

PREMIO “CENTRO DI CULTURA DIALETTALE” Stevanin Carabalona al XXXIV U Giacuré – Ed. 2021, Vallebona – con la seguente motivazione:

I tanti migranti curdi, siriani, bengalesi, africani che transitano da Ventimiglia hanno trasformato la piccola città in un miscuglio di colori, lingue, religioni, diventando multiculturale. Il dialetto, ormai, si parla poco e qualche anima, su in paradiso, con un po' di nostalgia, si raccoglie in un angolo a parlare in ventemigliusu per ritrovare la propria identità. Tema attualissimo delle immigrazioni che inevitabilmente intaccano le tradizioni dei luoghi di accoglienza.

 

 

ERAVAMO GENTE DI UN PICCOLO PAESE...

 

Eravamo gente di un piccolo paese:

ci hanno buttato nel grande mare

dei colori, delle lingue e degli Dei.

Sappiamo nuotare? Non sappiamo? Andiamo a fondo?

Ognuno di noi cerca il suo pezzo di tronco

e non si lascia andare, per non finire sottacqua.

E i morti si sono riparati in un angolo

un po' appartato nel loro Paradiso:

vogliono solo parlare di tanto in tanto

lì tra di loro ancora in ventimigliese.


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