domenica 22 giugno 2025

CUNCHIGLIE. A MIA SÖ di Alina Gastaudo

 


Arente a l'aureglia,

u colu lüstru d'ina cunchiglia

c'a me ince i ögli, e mae

e u nasu de sensasiun sarae,

de remù de marina

che sübitu u pà lögni, pöi u s'aveixina.

 

Se ciügu d'istintu i ögli

vegu e unde acaresà i scögli,

alongase in sce a spiagia

e retirase c'u so botin,

stirasau sensa ragia,

d'arena e de gravin.

 

E te revegu, asetà in sce l'arena cauda,

seasà a spiagia a sercà cunchiglie pecine.

Ti atrövavi e ciü aciatae, ciü delicae, ciü fine

e ti remetì a postu l’arena liscendura cianin,

ina caresa apena.

On atrövau ina scatura cena de cunchigliete

che avia cogliüu pe tü

candu oramai nu ti pori' ciü

faru da sura. E on acaresae.

I sun legere, cun recami delicai,

repetü in sce i bordi, precisi e cumplicai,

poucu vistusi, ascaixi aciatai.

Silensiuse, cume tü a fin

che te sentia veixin

tegnendute pe e mae.

E mentre aspeitu che u magun u me pase

me stregnu au cö

in pügnu de lümase.

 

 

Alina Gastaudo – Dialetto di Rocchetta Nervina

 

I classificata al Premio di Poesia Dialettale Intemelia “Giacuré” – ed. 2025 con la seguente motivazione:

Il sentimento profondo nei confronti della sorella perduta pervade la poesia che, con grazia e delicatezza, poggia sulla sua passione per le conchiglie marine. L’autrice rivive i momenti in cui la sabbia fine nascondeva conchigliette altrettanto fini e graziose, che puntualmente la sorella trovava e coglieva, per poi rimettere a posto la rena, accarezzandola. In seguito soltanto l’autrice poteva continuarne la raccolta, riponendole in una scatoletta e sapendo quanto sarebbero piaciute alla sorella, alla quale teneva la mano in silenzio per accompagnarla nell’altrove. Il ricordo le provoca commozione e, nell’attesa che passi, si ritrova a stringere al petto una manciata di lumache, termine che sancisce il drastico ritorno alla realtà. Costruzione evocativa dell’amore fraterno, attraverso una passione condivisa e il pathos che richiede una poesia.

 

 

CONCHIGLIE. A MIA SORELLA

 

Appoggiato all'orecchio

il collo lucido di una conchiglia

che mi riempie gli occhi, le mani

e il naso di sensazioni salate,

di rumore di mare

che subito sembra lontano, poi si avvicina.

 

Se chiudo d'istinto gli occhi

vedo le onde accarezzare gli scogli,

allungarsi sulla spiaggia

e ritirarsi col loro bottino,

trascinato senza violenza,

di sabbia e di ghiaino.

 

E ti rivedo, seduta sulla sabbia calda,

setacciare la spiaggia cercando piccole conchiglie.

Trovavi le più nascoste, le più delicate, le più fini

e rimettevi a posto la sabbia lisciandola piano,

appena una carezza.

Ho ritrovato una scatola piena di conchigliette

che avevo raccolto per te

quando ormai tu non potevi più

farlo da sola. Le ho accarezzate.

Sono leggere, con ricami delicati,

ripetuti sui bordi, precisi e complicati,

poco vistosi, quasi nascosti.

Silenziose, come te alla fine

quando ti sentivo vicino

tenendoti le mani.

E mentre aspetto che il magone mi passi

stringo al cuore

le tue conchiglie.

 

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