Arente
a l'aureglia,
u
colu lüstru d'ina cunchiglia
c'a
me ince i ögli, e mae
e u
nasu de sensasiun sarae,
de
remù de marina
che
sübitu u pà lögni, pöi u s'aveixina.
Se
ciügu d'istintu i ögli
vegu
e unde acaresà i scögli,
alongase
in sce a spiagia
e
retirase c'u so botin,
stirasau
sensa ragia,
d'arena
e de gravin.
E te
revegu, asetà in sce l'arena cauda,
seasà
a spiagia a sercà cunchiglie pecine.
Ti
atrövavi e ciü aciatae, ciü delicae, ciü fine
e ti
remetì a postu l’arena liscendura cianin,
ina
caresa apena.
On
atrövau ina scatura cena de cunchigliete
che
avia cogliüu pe tü
candu
oramai nu ti pori' ciü
faru
da sura. E on acaresae.
I
sun legere, cun recami delicai,
repetü
in sce i bordi, precisi e cumplicai,
poucu
vistusi, ascaixi aciatai.
Silensiuse,
cume tü a fin
che
te sentia veixin
tegnendute
pe e mae.
E
mentre aspeitu che u magun u me pase
me
stregnu au cö
in
pügnu de lümase.
Alina
Gastaudo – Dialetto di Rocchetta Nervina
I
classificata al Premio di Poesia Dialettale Intemelia “Giacuré” – ed. 2025 con
la seguente motivazione:
Il sentimento profondo nei confronti
della sorella perduta pervade la poesia che, con grazia e delicatezza, poggia
sulla sua passione per le conchiglie marine. L’autrice rivive i momenti in cui
la sabbia fine nascondeva conchigliette altrettanto fini e graziose, che puntualmente
la sorella trovava e coglieva, per poi rimettere a posto la rena,
accarezzandola. In seguito soltanto l’autrice poteva continuarne la raccolta,
riponendole in una scatoletta e sapendo quanto sarebbero piaciute alla sorella,
alla quale teneva la mano in silenzio per accompagnarla nell’altrove. Il
ricordo le provoca commozione e, nell’attesa che passi, si ritrova a stringere
al petto una manciata di lumache, termine che sancisce il drastico ritorno alla
realtà. Costruzione evocativa dell’amore fraterno, attraverso una passione
condivisa e il pathos che richiede una poesia.
CONCHIGLIE. A MIA SORELLA
Appoggiato
all'orecchio
il
collo lucido di una conchiglia
che
mi riempie gli occhi, le mani
e il
naso di sensazioni salate,
di
rumore di mare
che
subito sembra lontano, poi si avvicina.
Se
chiudo d'istinto gli occhi
vedo
le onde accarezzare gli scogli,
allungarsi
sulla spiaggia
e
ritirarsi col loro bottino,
trascinato
senza violenza,
di
sabbia e di ghiaino.
E ti
rivedo, seduta sulla sabbia calda,
setacciare
la spiaggia cercando piccole conchiglie.
Trovavi
le più nascoste, le più delicate, le più fini
e
rimettevi a posto la sabbia lisciandola piano,
appena
una carezza.
Ho
ritrovato una scatola piena di conchigliette
che
avevo raccolto per te
quando
ormai tu non potevi più
farlo
da sola. Le ho accarezzate.
Sono
leggere, con ricami delicati,
ripetuti
sui bordi, precisi e complicati,
poco
vistosi, quasi nascosti.
Silenziose,
come te alla fine
quando
ti sentivo vicino
tenendoti
le mani.
E
mentre aspetto che il magone mi passi
stringo
al cuore
le
tue conchiglie.
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