sabato 30 agosto 2025

INA VECIA CANSÙN di Roberto Rovelli



                       

Méżu adurmìu insci’û sufà,                  

m’assunava de sentì a müxica lénta             

d’ina vecia cansùn;                            

ina cansùn che nu’ ava sentìu              

da ciü d’ina vita.                        

Cu’i ögli ciüghi, pe’ pùira d’indröveři     

e pèrde chelu mumentu abazuràu,               

a mei memoria a s’eira lansà                      

int’u garavügliu de regòrdi suterài        

suta â çene grixa de ani urmai scurdài.        

 

Cianìn a müxica a m’ava straportàu luntàn,   

int’in’autra vita, ina vita de zuventü:            

dui corpi abrassài strénti, süài,                    

asciarmài inte chele caude séirane d’estae;   

u gòugiu d’a sòu pasciùn intreixàu        

cun l’ardù d’a mei cuvéa;                   

in bàixu robàu d’aciatùn                     

fra e note apasciunàe de chela cansùn.        

Tütu u nostru mundu sansügàu                    

int’u sccétu piaixé d’in muméntu de pecàu.   

 

Regòrdi piaixénti cu’in fi de mařincunia,        

testimoni d’a sciala inscìta                   

d’avé avüu a furtüna d’assazà                     

u bàrsamu d’a vita cume a Natüra a prupune,       

cu’in sensu de maravéglia e sença regréti.    

Regòrdi perdüi int’u tempu, turna sciurinài    

d’â müxica lénta d’ina vecia cansùn.            

Regòrdi preçiusi; prie d’u maixé d’a mei vita          

che, inscì se méżu derrucàu, u l’è ancù in péi:                     

chissà pe’ cantu...      

 

 

 

Roberto Rovelli – Dialetto di La Mortola

III classificato al Concorso Letterario di Poesia Dialettale “Giannino Orengo” di Dolceacqua – Ed. 2025, con la seguente motivazione:

Nella nostalgia più pura, la narrazione ricostruisce un ricordo sollevato da una vecchia canzone e sepolto da molti anni. L’autore si rivede sopra un divano, abbracciato ad un altro corpo, con l’ardore e il desiderio della gioventù, per rubare un bacio di nascosto, considerato un attimo di peccato. Verso la fine del suo cammino esistenziale, ecco riaffiorare questo ricordo intenso e malinconico, ma capace di rievocare l’essenza della vita: la sensazione di meraviglia senza rimpianti.  


Cultura Dolceacqua                 

 

 

UNA VECCHIA CANZONE

 

Mezzo addormentato sul divano,

mi sognavo di sentire la musica lenta

di una vecchia canzone;

una canzone che non avevo sentito

da più di una vita.

Con gli occhi chiusi, per paura di aprirli

e perdere quel momento incantato,

la mia memoria si era slanciata

nel groviglio di ricordi sepolti

sotto la cenere grigia di anni ormai dimenticati.

 

Lentamente la musica mi aveva trasportato lontano,

in un’altra vita, una vita di gioventù:

due corpi abbracciati stretti, sudati,

eccitati in quelle calde sere d’estate;

l’affanno della sua passione intrecciato

con l’ardore del mio desiderio;

un bacio rubato di nascosto

tra le note appassionate di quella canzone.

Tutto il nostro mondo assorto

nel puro piacere di un attimo di peccato.

 

Ricordi piacevoli con un filo di malinconia,

testimoni della gioia innata

d’aver avuto la fortuna d’assaggiare

il nettare della vita come la Natura intende,

con un senso di meraviglia e senza rimpianti.

Ricordi perduti nel tempo, nuovamente sciorinati

dalla musica lenta di una vecchia canzone.

Ricordi preziosi; pietre del muro (a secco) della mia vita

che, anche se mezzo diroccato, è ancora in piedi:

chissà per quanto...

 

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