Ciöve.
L’aiga a cařa in sce u marciapè
a guce pecine, nervuse.
I toca in tera una derè
l’autra
e i sauta, reburuse.
I schiglia in sce e autre
e sübitu, asperte,
i reparte.
Tropi prugeti, trope
ilüsiun,
tropa cuita, tropa pasciun.
I morde a vita pasendu,
i se stirasa e autre guce
e i canta riendu.
E i riela, i riela e i nu se
ferma.
Ciöve.
Ciöve in sce u mei prau.
In prau pecin. Biciclete de figliöi
e raspà de cai i l’an tütu
scavau.
Tra in custu e l’autru,
bucùi de tera nüa
i se ince de ögni gucia
ciara, pulita, menüa.
E l’aiga a cara ciü dursa
in sce l’erba che a sbrila.
A buglieta cianin, a ferma a
sua cursa.
A piglia tempu.
A su u gode, che ghe n’è ciü
poucu.
A piglia u ventu.
Alina
Gastaudo - Dialetto di Rocchetta Nervina
II Classificata al XXXVII Premio di
Poesia Diualettale Intemelia “U Giacuré” – Ed. 2024 con la seguente
motivazione:
Ritmo e suono della pioggia cadenzano i
versi della poesia che diventa metafora della gioventù. L’osservazione è
attenta: le gocce cadono, saltano, sono piene di vita, scivolano una
sull’altra, si aggregano con quella rapidità con cui si agitano progetti,
illusioni, sogni, passioni. E’ un’energia che trascina, che trasforma il tutto
in canto e risate: le gocce rotolano e non si fermano. L’autrice guarda piovere
sul suo prato, la sua gioventù è trascorsa, la corsa ora è breve tra l’erba e
la terra, dove con dolcezza finisce la corsa. Con gioia prende tempo e prende
vento, la vita continua.
PIOVE
Piove.
L’acqua scende sul
marciapiede
a gocce piccole, nervose.
Toccano terra una dietro
l’altra
e saltano, piene di vita.
Scivolano una sull’altra
e subito, rapide,
ripartono.
Troppi progetti, troppe
illusioni,
troppa fretta, troppa
passione.
Mordono la vita passando
e si trascinano dietro le
altre gocce,
e cantano, ridendo.
E rotolano, rotolano e non
si fermano.
Piove.
Piove sul mio prato.
Ĕ un prato piccolo. Le
biciclette dei bambini
e il raspare dei cani lo
hanno tutto scavato.
Tra un ciuffo d’erba e
l’altro,
sprazzi di terra nuda
si riempiono di ogni goccia
chiara, pulita, minuta.
E l’acqua scende più dolce
sull’erba che luccica.
Tocca terra piano, ferma la
sua corsa.
Prende tempo.
Se lo gode, sa che ne rimane
poco.
Prende il vento.
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