venerdì 31 maggio 2024

CIÖVE di Alina Gastaudo




Ciöve.

L’aiga a cařa in sce u marciapè

a guce pecine, nervuse.

I toca in tera una derè l’autra

e i sauta, reburuse.

I schiglia in sce e autre

e sübitu, asperte,

i reparte.

Tropi prugeti, trope ilüsiun,

tropa cuita, tropa pasciun.

I morde a vita pasendu,

i se stirasa e autre guce

e i canta riendu.

E i riela, i riela e i nu se ferma.

Ciöve.

Ciöve in sce u mei prau.

In prau pecin. Biciclete de figliöi

e raspà de cai i l’an tütu scavau.

Tra in custu e l’autru,

bucùi de tera nüa

i se ince de ögni gucia

ciara, pulita, menüa.

E l’aiga a cara ciü dursa

in sce l’erba che a sbrila.

A buglieta cianin, a ferma a sua cursa.

A piglia tempu.

A su u gode, che ghe n’è ciü poucu.

A piglia u ventu.

 

 

Alina Gastaudo - Dialetto di Rocchetta Nervina

II Classificata al XXXVII Premio di Poesia Diualettale Intemelia “U Giacuré” – Ed. 2024 con la seguente motivazione:

Ritmo e suono della pioggia cadenzano i versi della poesia che diventa metafora della gioventù. L’osservazione è attenta: le gocce cadono, saltano, sono piene di vita, scivolano una sull’altra, si aggregano con quella rapidità con cui si agitano progetti, illusioni, sogni, passioni. E’ un’energia che trascina, che trasforma il tutto in canto e risate: le gocce rotolano e non si fermano. L’autrice guarda piovere sul suo prato, la sua gioventù è trascorsa, la corsa ora è breve tra l’erba e la terra, dove con dolcezza finisce la corsa. Con gioia prende tempo e prende vento, la vita continua.

 

PIOVE


Piove.

L’acqua scende sul marciapiede

a gocce piccole, nervose.

Toccano terra una dietro l’altra

e saltano, piene di vita.

Scivolano una sull’altra

e subito, rapide,

ripartono.

Troppi progetti, troppe illusioni,

troppa fretta, troppa passione.

Mordono la vita passando

e si trascinano dietro le altre gocce,

e cantano, ridendo.

E rotolano, rotolano e non si fermano.

Piove.

Piove sul mio prato.

Ĕ un prato piccolo. Le biciclette dei bambini

e il raspare dei cani lo hanno tutto scavato.

Tra un ciuffo d’erba e l’altro,

sprazzi di terra nuda

si riempiono di ogni goccia

chiara, pulita, minuta.

E l’acqua scende più dolce

sull’erba che luccica.

Tocca terra piano, ferma la sua corsa.

Prende tempo.

Se lo gode, sa che ne rimane poco.

Prende il vento.


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