
Cueta, martelaira, pichetu, mesuira
e daiu
Candu l’erba a l’è auta
E besegna daeghe in taiu.
Trenta e raster per abigaela
e lasciaela secae.
U scaudaleitu sute i lensei
Per scaudae maire, paire ei
sei fiei.
U barie cen de merda
Da portae in te l’oetu a
veiae,
per cuncimae.
U pairoe de ramu cun u
bastun
Per girae a pulenta in ta
freida stagiun.
A tarabaca, che u venerdi
santu,
candu e campare i nu soeran
ci,
a l’entra in funsiun, fin ae
di de a resuresiun.
Candu u leame da a stala u
se deve levae
A paua e u trenta besegna
aduperae.
Magaietu per intrecavae e,
magaiu, candu e patate i sun
maire
e i se deve arancae.
A trapeta per aramae e u
sacun
per cheie insueiai e oerive
che,
fora dee tende i sun cruae.
A migna, u sacu, u mundaue
Per netegiae e oerive dae
feie e dae rame
Prima de portaele a sfragne.
Merter e bastun per pistae u
gran
E ANCOE
Vagliu, morignetu der café,
beriun, coeba,
cavagnu, puaira,
puairassu.....
Tite couse d’igna vouta,
tante adesu i nu se isan ci
e,
se ti ne paela ai giuvi
danchei,
i se mete a rie
e i te pia ancoe per u chie.
Silvano
Rebaudo – Dialetto di Pigna
Premio “Comune di Pigna” al XX Concorso
Letterario di Poesia Dialettale “Giannino Orengo” di Dolceacqua – Ed. 2025 con
la seguente motivazione:
Gli oggetti
antichi, le cose di una volta, oltre che a sparire
dall’uso, sparirebbero anche nella loro nomenclatura se non diventassero parole
sulla carta o esposizioni museali. E’ così che si può lasciare una traccia nel
tempo del loro essere esistiti e utilizzati. Testimonianza che solleva anche
una visione delle epoche e delle persone cui sono appartenuti: un mondo che i
giovani d’oggi deridono come non fosse mai esistito.
COSE DI UNA VOLTA
Cote, incudine battifalce,
martello, falce e falce fienaia
Quando l’erba è alta
e bisogna darci un taglio.
Tridente e rastrello per
ammucchiarla e lasciarla seccare
Il scaldaletto sotto le
lenzuola
per scaldare madre, padre e
i loro figli.
Il barile pieno di cacca
da portare nell’orto per
concimare.
Il paiolo di rame con il
bastone
per girare la polenta nella
stagione fredda.
La tanavella (o battola o
crotalo), che il venerdi santo,
quando le campane non
suonano più,
entra in funzione, fino al
giorno della Resurrezione.
Quando il letame dalla
stalla bisogna togliere,
la pala e il tridente
bisogna usare.
Zappetta per zappettare
e zappa a tre denti, quando
le patate sono mature
e si devono togliere.
La pertica per abbacchiare e
il sacchetto
per raccogliere,
inginocchiati, le olive che,
fuori dalle tende sono
cadute.
Il doppio decalitro, il
sacco, la defogliatrice
per pulire le olive dalle
foglie e dai rami
prima di portarle a
macinare.
Mortaio e bastone per
pestare il grano
E ANCORA
cesta per mondare il grano,
macinino per il caffè, fraschera da fieno, cesta grande
cesta, roncola, roncola
grande (o roncola bergamasca)
tutte cose di una volta,
tante adesso non si usano
più e,
se ne parli ai giovani di
oggi, si mettono a ridere
e ti prendono ancora per i
fondelli.