martedì 31 agosto 2021

CARUGI di Franco Rebaudo


E vagu in ti carugi der mei paise

cei de malincunia.

U remur dei mei passi

u rebumba in see faciate

dei bausi sbiadii cei de vita.

In ti pecin spasi

tra in arcu e l'autru

unde u se ve' in pocu de lije

i mei egli i ven sulu girusie destacae

o barae cume egli stenti.

U se sente da legni

u remur dei mutui in sei teiti sculurii.

U silensiu u a fa da padrun

a testa a viagia

regurdendu i segni de vita

e i sogni che i sun restai

barai in te sti carugi.

 

 

Franco Rebaudo – Dialetto di Pigna

Premio “Famiglia ADRIANA OXILIA” al XXXIV “U Giacuré” – Ed. 2021 con la seguente motivazione:

Il poeta evoca la realtà dei borghi dell’entroterra più interno, dove la mancanza di vita nei carugi è quasi totale. I versi descrivono la decadenza, che si percepisce nel vissuto delle pietre dei muri e delle fatiscenti finestre chiuse. Ricordare quei luoghi pieni di gente e gente del posto è sicuramente triste e malinconico, ripensando a come era vivo il paese: chi si incontrava, chi abitava sotto quel portico, chi si affacciava da quella finestra. Testimonianza del cambiamento profondo causato in pochi decenni dalla modernità rispetto a secoli di vita.

 


CARUGI

 

Vado per i carugi del mio paese

estesi di malinconia.

Il rumore dei miei passi

aleggia sulle facciate

di pietre scurite incrostate di vita.

Nei piccoli spazi

tra un arco e l’altro

dove filtra la luce

alzo lo sguardo e vedo solo finestre chiuse

o cadenti come occhi spenti.

Si scioglie in lontananza

l’eco dei brusii di motori sui tetti scoloriti.

Il silenzio la fa da padrone

la mente si amplia

ricordando i palpiti di vita

e i sogni

rinchiusi in questi carugi.


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