U paisan u scrive per tera,
cun l’ařau menau dau bö.
A masa insertà inte l’ařamùn
cum’a fuse in
ciümin,
e u süù sařau d’u fronte
cume l’inciostru d’u cařamà,
i disegna surchi longhi e driti,
da ina turnà a l’autra,
inta fascia d’a vigna növa
e intu camin d’a vigna vécia
Giovanni
Soleri – Dialetto di Vallecrosia Piani
Premio CIVILTA’ CONTADINA “MARIO E
MADALENA DE FUNTANE” al XXXVIII Premio di Poesia Dialettale Intemelia “U
Giacuré” – Ed. 2025 con la seguente motivazione:
Raffinata
descrizione di un mezzo di lavoro agricolo, l’aratro, con dovizia di termini
specifici di cui ormai è persa la memoria. Sudore e fatica del contadino danno
vita ai solchi ben tracciati, diritti, da un capo all’altro della fascia: una
vigna nuova incontra il percorso di una vita vecchia. Il ciclo della natura è
imperituro, l’uomo di campagna lo segue finché gli è possibile. Immagini
nitide, musicalità poetica.
L’ARATRO
Il contadino scrive per
terra,
con l’aratro condotto dal
bue.
Il vomere innestato nel
ceppo
come se fosse un pennino,
e il sudore salato della
fronte
come l’inchiostro del
calamaio,
disegnano solchi lunghi e
dritti,
da un limite all’altro,
nel terrazzamento della
vigna nuova
e nel sentiero della vita
vecchia.
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