mercoledì 2 luglio 2025

FUSBAL di Stefano Albertieri




Rundela u balùn

in t’ina fascia

afermenduse avanti tempu

tra geve ciatae

in te l’erba verda

ingögliendu stinchi asbrivai

ragli rus’e blö

peae de ciatu e de colu

pasendu tra ingaloti e rugiui

i u schita pe aria

u purtè u se sciourica

tra ina scarasa e ina causa d’auriva

u vöra in scia a bunda

ün a pesu

longu camìn

dui veci i s’aregira

“i giöga au fusbal, nun au balùn”

u garsùn ciü asbigliu

u cara da vale

a arecamparu

bulegau da ina bela barà

a ramà a l’arepiglia a scuriru

fin’a che u tempu de l’ürbetu

u scivùra a fìn.

 

 

 

Stefano Albertieri – Dialetto di Vallebona


Premio Alzani Editore a “U Giacuré 2025” con la seguente motivazione:

Nell’arco di un respiro, si svolge il componimento che descrive la partita di calcio improvvisata da un gruppo di ragazzi. Non c’è un campo vero e proprio, ma un fascia di campagna, dove si inciampano, si spintonano, si danno calci tra di loro per colpire infine la palla. C’è un goal, ci sono dei vecchi che passano e commentano, dicendo che è il football, non è più il pallone elastico, l’antico gioco di cui anche loro sono stati protagonisti. Non c’è arbitro che fischi la fine, è l’oscurità della sera a designare il ritorno a casa. Passaggi generazionali e pot-pourri di termini che tutelano il dialetto valebunencu.

 

 

CALCIO

 

Rotola il pallone

nel ripiano di terreno

fermandosi prima del tempo

tra zolle nascoste

nell’erba verde

attorcigli di stinchi rincorsi

grida rosso blu

pedate di piatto e di collo

passando tra inciampi e spintoni

lo schizzano in aria

il portiere si butta

tra un paletto da vigna e una calza d’olivo

vola sulla sponda

uno a zero

lungo sentiero

due vecchi si rigirano

“giocano a Fussball, non al pallone”

il ragazzo più arzillo

scende di sotto

a raccoglierlo

mosso da una bella sprangata

il gruppo riprende a rincorrerlo

fino a che il tempo dello scurire

fischia la fine.

 

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