Desciulate! Nu ciurnega!
Nu gh’e tempu
per perdise en beligure
begna camina! Aviau!
Chi te pasa dere,
chi te pasa denai
tϋti abasurai
asciarmai a serca
loche nu arescen a truva,
en cua ϋn dere l’autru
denai a in ren cien de tante
couse
pastau de parole mai dite,
de baiji mai dai
per nu afermasse mai
pe a cuita d’ariva
sensa mancu save und’anda.
Au basta! Me sentu muri!
Tϋtu su burdelu u me fa
asfereiji……
Vogliu senti e geve suta i
pei,
a giaira che a sciuscia en
tu valun,
l’oudu d’ina rosa ancu
empuma,
l’aria sutira de nuembre,
candu in va a arama!
On lestu!
On lestu cun sa vita, sempre
destrambariun
de chi en la vogliu noma u
su
come padrun.
Raffaella Martini – Dialetto
di Ceriana
PREMIO
CIVILTA’ CONTADINA “MADALENA DE FUNTANE” a “U Giacuré 2020” con la seguente
motivazione: Il confronto tra la vita di
città e quella di campagna è il tema su cui si snodano i versi, con un ritmo
incalzante, per certi versi “galoppante”. La frenesia, lo stress, il correre,
il nulla della città lasciano il posto ad un ritorno alla terra, al rumore del
fosso, al profumo di una rosa non ancora sbocciata, al tempo della raccolta
delle olive, affinché non sia più l’orologio a dettar legge, ma il sole. E
l’amore.
IL SOLE COME PADRONE
Sbrigati! Non indugiare!
Non c’e tempo
Per perdersi in quisquiglie
Bisogna andare! Presto!
Chi ti passa davanti,
chi ti passa dietro,
tutti indemoniati,
affannati a cercare
quello che non riescono a
trovare
in coda uno dietro l’altro
davanti ad un niente pieno
di tante cose
impastato di parole mai
dette,
di baci mai dati
per non fermarsi mai,
per la fretta di arrivare
senza neppure sapere dove
andare.
Ora basta! Mi sento morire!
Tutto questo rumore mi fa
rabbrividire……
Voglio sentire le zolle di
terra sotto i piedi,
Il torrente che soffia nella
valle,
Il profumo di una rosa non
ancora sbocciata,
l’aria sottile di novembre
quando si raccolgono le olive
Ho smesso!
Ho smesso con questa vita
sempre di corsa
Da ora in poi voglio solo il
sole
come padrone.
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