U paie Antò, u paie ru paie
de Bianca
E l'eia ru carantötu e u
cuntava
Che seme a Baiaṙdu i
parlava deveṙsu.
Pe' dì sun andau i diija
gh'andesci
Pe' dì a go ditu i diijia ghe disci,
Pe' dì a go parlau i diijia
ghe parlei.
A me dumandu chi fusse sta
gente
Che paṙlava
a sta moda
E unde i pon esse vurae
Ste paṙole
chi me pan cuscì bele.
Fosci caicüna se pureria
ancùu truvàa
En tre cae derucae en-na
Cereijia
Unde ruvei e viarbure, chi
han cuvertu tütu,
Cu u sò engaravügliu e ne e
lascian ciü sciurtì.
Ferdinando Bagnoli - Dialetto
di Baiardo
PREMIO
“CENTRO DI CULTURA DIALETTALE” in memoria di Stevanin Carabalona a “U Giacuré
2020” con la seguente motivazione: Il
dialetto ligure, nella modernità, non contempla l’uso del passato remoto dei
verbi, benché anticamente esistesse: nel genovese scomparve nella seconda metà
dell’Ottocento. La poesia ne testimonia a suo tempo l’utilizzo nel dialetto di
Baiardo e l’autore si chiede dove poter ritrovare quelle parole che gli
sembrano belle, pur sapendo benissimo che sono imprigionate nell’abbandono come
abbandonati sono certi luoghi del paese. Testimonianza interessante di perduti
aspetti linguistici.
CI ANDAI, GLI DISSI, GLI
PARLAI
Il nonno Antò, il padre del
padre di Bianca,
Era
dell'ottocentoquarantotto e raccontava
Che una volta a Baiardo
parlavano diversamente.
Per dire sono andato
dicevano gh'andesci,
Per dire gli ho detto
dicevano ghe disci
Per dire gli ho parlato
dicevano ghe parlei.
Mi domando che persone
fossero
Quelle che parlavano così
E dove possono essere volate
Queste parole che appaiono
così belle.
Forse qualcuna si potrebbe
ancora rinvenire
Nelle case dirute di
Cereijia
Dove rovi e vitalbe, che
hanno coperto tutto,
Con il loro groviglio gli
impediscono di uscirne.
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