A nuvembre sun muntà in çima
on recampau catru prie
a regordu
de candu gheirimu muntai
inseme,
mi pecina cun vui catru
veci,
me paresciavi veci e,
pensava:
loche ghe fassu chi?
duveria esse cui mei amighi
a ramengu.
A forsa du Magu a ma ciapau
cume ina calamita
e a ma mustrau loche i ava
scritu i antighi i sce ciape.
Vegnamu au mundu pe fasse
capì
pe sercà a nostra strada.
Da chela vouta cun vui sun
passai in bigu d’ani.
A nuvembre candu sun remuntà
in çima von vistu
assetai in tera a mangià pan
öriu e aixèu, anciue e pumate seche,
u lagu Longu u l’eira du
curù de pervinche,
sciusciava ina sistra e nu
sun riuscia a sente loche digavi,
riavi, sci riavi, eiri
cüntenti
von tirau in scibru
ve sei regirai
m’avei vistu
ne sun següra.
E catru prie l’on ciatae in
ta sacca da sordatu,
avù i sun a ca
impilae una surve l’autra
in echilibriu precariu,
cume nui a stu mundu.
Paola Maccario - Dialetto di
San Biagio della Cima
PREMIO
“Famiglia ADRIANA OXILIA” a “U Giacuré – Edizione 2020” con la seguente
motivazione: Rievocazione reale e al
contempo visionaria di un momento di vita dell’autrice, avvenuto quando era
bambina. Luogo e personaggi sollecitano i ricordi e la riflessione. Il gesto di
raccogliere quattro pietre ed immaginare scritte su di loro, così come
ripensare ai quattro vecchi induce alla ricerca della saggezza. Messe nella
sacca, porta le pietre a casa, le impila: sono precarie come precario è il
nostro vivere odierno.
VALLE DELLE MERAVIGLIE
A novembre son salita in
cima
ho raccolto quattro pietre
a ricordo
di quando ci eravamo saliti
insieme,
io bambina con voi quattro
vecchi,
Mi apparivate vecchi e,
pensavo:
cosa ci faccio qui?
dovrei essere coi miei amici
a spasso.
La forza del Mago mi ha
preso come una calamita
mi ha mostrato cosa gli
antichi hanno scritto sulle pietre.
Veniamo al mondo per
comunicare
per cercare la nostra
strada.
Da quella volta con voi sono
passati molti anni,
a novembre quando sono
risalita in cima vi ho visti
seduti a terra a mangiare
pane olio aceto acciughe e pomodori secchi,
il lago Lungo era color
pervinca,
soffiava una fredda brezza e
non son riuscita a sentire cosa dicevate,
ridevate, sì ridevate,
eravate contenti
vi ho fischiato
vi siete voltati
mi avete visto
ne sono sicura.
Le quattro pietre le ho
nascoste nello zaino,
ora sono a casa
impilate una sopra l’altra
in equilibrio precario,
come noi in questo mondo.
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